15, 16, 17 now

Il 17 novembre è la giornata internazionale dello studente. Mai come quest’anno i sindacati studenteschi sentono la necessità di sfruttare questa giornata per ribadire che gli studenti sono la risorsa più grande di una città, di una regione, di un Paese.


A livello nazionale la situazione è tragica: sul piano delle scuole superiori, la “Buona Scuola”, oltre a relegare gli studenti a semplici spettatori dello sfacelo dell’istruzione pubblica, costringe le scuole a ragionare ed agire con logiche aziendali; sul fronte dell’Università, i tagli continuano senza sosta, sia dal lato della quota base del Fondo di Funzionamento Ordinario, che dal lato della ricerca, per non parlare poi dell’impossibilità di fatto delle regioni di stanziare i fondi per il diritto allo studio.

 

Negli ultimi 20 anni il sistema di istruzione pubblico è stato soggetto a continui attacchi: scuola e università non sono state viste come delle risorse sulla quali investire, bensì, in tempi di crisi, le prime voci a cui sottrarre fondi.

Nonostante gli slogan, anche adesso non sembra esserci da parte del governo alcuna intenzione di invertire la rotta. Si dovrebbe investire nell’istruzione, come strumento per far crescere un paese, sia da un punto di vista sociale, culturale, ma anche economico. Non a caso l’Italia è un Paese in recessione economica, non a caso il nostro Paese non è mai tra i primi posti nella tutela dei vari diritti.

 

Chiaramente, declinando la situazione a livello regionale o cittadino, non si può non tener conto di quanto imposto dallo Stato, ma crediamo che, oltre a quelli che spesso sono limiti economici che riducono l’azione di enti regionali, locali e istituzioni coinvolte nel sistema di istruzione, questi ultimi possano fare molto per migliorare la condizione degli studenti.

Visto il periodo storico che stiamo vivendo è fondamentale che ogni ente ed istituzione investano sulla formazione di un capitale umano in grado di pensare a nuovi modelli necessari per uscire da questa difficile situazione e che al tempo stesso sia in grado di inserirsi nel contesto sociale e politico in modo consapevole ed attivo.

Per ottenere ciò è necessario avere un’istruzione di qualità, che non passi solo attraverso quello che si insegna nelle aule di scuole ed università, ma che includa una vasta gamma di occasioni di formazione a tutto tondo. Proprio per questo, è necessario che lo studente sia messo nelle condizioni di avere reali possibilità di formarsi, e questo riguarda ogni livello di istruzione, sia scuola che università.

Per queste ragioni, riteniamo che la regione debba andare nella direzione di un riconoscimento unitario dello status di studente, con lo scopo di garantire agli studenti la possibilità di usufruire di tutti gli strumenti necessari alla loro formazione. Dovrebbero essere formalmente individuati i diritti degli studenti e alcuni principi fondamentali, che fungano da base di partenza per le singole leggi e normative inerenti il diritto allo studio. Al tempo stesso, gli enti locali dovrebbero mettere in pratica questi diritti comuni, ed implementarli in base alle peculiarità del territorio e alle esigenze degli studenti che vi si trovano.

C'è bisogno di un nuovo approccio al mondo dell’istruzione e del diritto allo studio, un approccio organico, sistematico e trasversale, uniforme sul territorio regionale, che si basi su un'istruzione di qualità, un'istruzione che non passa solo attraverso le lezioni svolte nelle aule, ma che deve includere occasioni di formazione a tutto tondo. In questo senso il concetto di “diritto allo studio” non dovrebbe comprendere solo i servizi essenziali per il completamento del percorso formativo, ma dovrebbe anche fornire gli strumenti per la formazione completa dello studente, col fine di trasformarsi in un vero welfare studentesco.

Quindi una reale calibrazione di tutti i servizi in base alle condizioni economiche degli studenti (spese per materiale didattico, per i trasporti, per mense ed alloggi), ma anche una reale possibilità di accedere all’offerta culturale del territorio.

 

Per quel che riguarda la scuola superiore, i provvedimenti messi in atto dal governo vanno esattamente nella direzione opposta alla nostra idea di scuola. Il governo Renzi ha avviato un ciclo di provvedimenti dichiarati rivoluzionari, occupandosi anche dell’istruzione. Viene così presentata “La buona scuola”, il programma di rivalutazione e cambiamento del sistema scolastico, che modifica questa istituzione, ma che tuttavia resta vago e cela in sé una visione della scuola e della società che, ad un’attenta lettura, ci sembra tutt’altro che “buona”.

Crediamo che la scuola sia, come recita lo Statuto delle studentesse e degli studenti “luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica, una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni; in essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio”. Nel modello del governo, invece, si pensa ad una sempre maggiore privatizzazione e nel quale, quindi, la scuola è vista come un’impresa che prepari gli studenti ad entrare nel mondo del lavoro, precario e privo di tutele, e che crei un legame forte tra istituti e privati, vincolando uno studente ad un percorso diretto solo al mondo del lavoro.

Ma, purtroppo, non è tutto qui. Crediamo che la scuola sia una palestra di democrazia e cittadinanza attiva: il Piano Scuola propone di aumentare il potere dei dirigenti scolastici, lasciando al loro buon senso una sana gestione degli istituti, diminuendo, di conseguenza, il potere decisionale degli organi collegiali e svilendo così la rappresentanza studentesca.

Non possiamo di certo negare che alcune proposte del Piano Scuola siano positive, come ad esempio l’assunzione di 150 mila docenti precari o il progetto di apertura pomeridiana delle scuole, ma complessivamente non siamo disposti ad accettare questo modello di istruzione, nel quale, tra le varie cose, non si discute affatto né di didattica né di diritto allo studio.

Come sindacato studentesco, crediamo fermamente che il rinnovamento della scuola passi necessariamente attraverso quello della didattica. La lezione frontale appare ormai agli studenti marchigiani un metodo obsoleto e non adeguato: essi sentono il bisogno bisogno di sperimentare didattiche alternative,  di affrontare temi di attualità, di essere stimolati alla discussione e alla conseguente formazione di una coscienza critica.

Crediamo, altresì, che sia necessaria una riforma dei cicli, che crei una vera continuità tra scuole superiori di primo grado e scuole superiori di secondo grado e che accompagni lo studente nelle sue scelte, ampliandole e abbattendo il divario tra scuole “di serie A”, quali possono essere i licei, e scuole “di serie B”, gli istituti tecnici, nei quali a causa di molti fattori si verifica spesso il fenomeno della dispersione scolastica. Nelle Marche questo fenomeno tocca più del 13 % degli studenti, dato che può sembrare confortante rispetto al 18 % su scala nazionale, ma tuttavia riteniamo assolutamente grave che più di mille studenti della nostra Regione non terminino il percorso di studi.

Crediamo che lo studente debba poter valutare la propria scuola, i propri insegnanti, la didattica. Crediamo che le valutazioni debbano essere fatte tenendo conto, in egual misura, del parere di tutti coloro che la scuola la vivono e la fanno crescere: studenti, insegnanti e personale tutto.

Crediamo che gli studenti debbano poter vivere i loro cinque anni di scuola in edifici sicuri: nelle Marche, seppur fossero stati stanziati dei fondi per l’edilizia scolastica, rileviamo moltissimi problemi, che vanno da edifici non adatti ad essere adibiti come scuole, a bagni inagibili, finestre rotte e mancanza di spazi e laboratori. Come può uno studente sentirsi al sicuro ed apprezzare la scuola, se l’ambiente in cui passa la maggior parte del suo tempo non è a norma?

Crediamo che l'intero sistema di istruzione debba essere accessibile a tutti, fino ai suoi gradi più alti, attraverso un sistema di diritto allo studio efficiente, che possa mettere tutti nelle stesse condizioni, che abbatta l’altissimo costo dell’istruzione e che possa offrire garanzie e servizi agli studenti. Contrariamente a quanto ha fatto e sta facendo la gran parte dei paesi europei, l'Italia non sta investendo energie e risorse per garantire un vero diritto allo studio agli studenti.

Una normativa già debole al livello nazionale e regionale è stata resa ancora più fallace dalla riforma del titolo quinto della Costituzione, che ha lasciato alle regioni la responsabilità e l'autonomia su questo tema, senza che però fossero adeguati i regolamenti regionali.

Così, oggi, la normativa sul diritto allo studio è frammentata e poco precisa, lascia spazio a grandi differenze tra nord e sud, ma anche tra le diverse città della nostra regione, visto che l'attuale legge regionale sul diritto allo studio è del 1992 e dà solamente delle direttive, senza specificare un livello minimo e soprattutto lasciando grande autonomia ai comuni, ed alle province. Inoltre nella pianificazione delle direttive non sono incluse le scuole e di conseguenza gli studenti. La Rete degli Studenti Medi Marche porta avanti una campagna “Rights are coming” che si propone di riformare il diritto allo studio per garantire agli studenti della nostra regione che i costi legati all’istruzione vengano abbattuti. Moltissime famiglie vertono in gravi difficoltà economiche e spesso non possono permettersi di mandare i propri figli a scuola, a causa del costo troppo elevato dei libri di testo e dei trasporti, il servizio dei quali è spesso anche molto scadente. Per questo con la campagna, costruita e appoggiata da tantissimi studenti di tutte le Marche, affrontiamo anche i temi del welfare studentesco e dell’apertura pomeridiana delle scuole come centri di aggregazione in cui offrire servizi da studenti per studenti. E’ chiaro, dunque, che sono necessari da parte della Regione maggiori fondi per il diritto allo studio scolastico.

Crediamo che il vero rilancio del nostro paese passi attraverso un sistema di istruzione volto alla ricerca, che includa un’università di qualità ed arrivi ad un lavoro sicuro e tutelato.

 

Per quanto riguarda il sistema universitario, la situazione è più che preoccupante. L’Italia è l’unico paese al mondo in cui gli studenti che rispondono ai requisiti di merito e reddito richiesti non percepiscono la borsa di studio per carenza di fondi; è uno dei paesi con le tasse universitarie più alte in Europa, a fronte di servizi che sono a dir poco carenti ed obsoleti; è uno dei paesi in cui il tasso di giovani laureati è più basso.

Da un punto di vista regionale, sebbene nelle Marche la situazione del Diritto allo Studio Universitario sia migliore di altre regioni, riteniamo che su questo aspetto debbano essere fatti ancora molti passi avanti.

Riteniamo che il primo aspetto da trattare sia quello della governance degli ERSU, gli enti per il diritto allo studio, perché pensiamo che sia fondamentale per garantire gli stessi servizi a tutti gli studenti universitari iscritti presso gli atenei marchigiani. Questo infatti, al momento non avviene: il tasso di copertura delle borse di studio è diverso tra i quattro atenei; a livello di servizi offerti ci sono enormi differenze. Crediamo che per superare questa situazione l’unica azione da intraprendere da parte della regione sia quella di uniformare i quattro Consigli di Amministrazione degli Ersu in un unico organo regionale. La riorganizzazione della governance permetterebbe di risparmiare importanti risorse, da destinare ad interventi rivolti agli studenti, ma purtroppo questo non basta.

E’ chiaro che a monte di tutti questi ragionamenti, è necessario che la Regione stanzi finanziamenti maggiori.

Inoltre, un discorso particolare merita l’analisi dei servizi erogati.

In particolare, uno degli aspetti più problematici è il servizio alloggio. Ad Ancona la situazione degli studentati è piuttosto grave. Crepe nei muri, infestazioni di scarafaggi, stanze troppo piccole, impianti elettrici inadeguati, problemi di sicurezza, sono purtroppo all’ordine del giorno. L’ersu di Ancona ha stimato che servirebbero oltre 3 milioni di euro per sistemare queste strutture. Quello che chiediamo alla regione sotto questo aspetto, è che metta in campo una politica seria di investimento sulle case dello studente. A nostro avviso, infatti, queste non devono essere viste come dei “ghetti” in cui confinare gli studenti borsisti, ma dei luoghi di crescita personale e sociale. Crediamo che gli studentati debbano essere valorizzati, non solo come “case” ma anche come strutture di rilevanza aggregativa e formativa, affinché tutti gli studenti, quindi anche i non borsisti (che in questo caso apporterebbero maggiori entrate economiche per l’ente) facciano richiesta di vivere nello studentato. In questo senso, è fondamentale, da un lato, che le strutture siano decorose e vivibili, anche attraverso dei servizi connessi che siano efficienti, e dall’altro che vi siano numerosi spazi comuni, dove poter studiare, ma anche dove poter svolgere attività ricreative e culturali.

Un altro aspetto importante dei servizi riguarda il trasporto pubblico. In primo luogo, i collegamenti tra le sedi universitarie ed il territorio (anche comunale) risultano spesso complicati, quando non sono assenti. Le corse sono poche, gli orari non corrispondono alle esigenze degli studenti, spesso occorre effettuare numerosi cambi. In secondo luogo, c’è una forte carenza sul fronte delle agevolazioni, soprattutto per quel che riguarda gli studenti pendolari.

Una considerazione a parte merita l’analisi dell’offerta formativa regionale. La poca coordinazione tra i 4 atenei, sia dal punto di vista dell’offerta formativa che sotto l’aspetto dei servizi ci mettono di fronte a situazioni complicate.

Crediamo che, in una logica di migliore utilizzo delle risorse, debba essere superata la situazione dei numerosi corsi “doppione”, per garantire un’offerta formativa più ampia e diffusa. In questo la regione dovrebbe avere un forte ruolo di coordinazione e farsi da garante in questo processo. Una riorganizzazione dell’offerta formativa sul piano regionale aumenterebbe il numero di studenti fuori sede e pendolari, ed è quindi un presupposto fondamentale che a questi studenti siano garantiti in maniera uniforme i servizi del diritto allo studio.

Altra questione, particolarmente rilevante in questo periodo storico, riguarda i I tirocini curricolari, parte integrante e fondamentale del percorso accademico dello studente. Molto spesso la reale possibilità di svolgere i tirocini non è garantita allo studente. Riteniamo pertanto che debba essere garantito anche a chi svolge il tirocinio curricolare un rimborso delle spese effettuate, e dei controlli sull’effettiva attività che viene fatta svolgere ai tirocinanti.

 

Per tutte queste ragioni, Rete degli Studenti medi e ACU Gulliver – Sinistra Universitaria questo week end saranno nelle piazze della nostra regione per ricordare che, quando ogni modello economico, sociale e politico sembra essere  diventato inadeguato ad affrontare la difficile situazione in cui anche la nostra regione si trova, investire nei giovani è l’unica strada possibile.
Come studenti, vogliamo formarci in una regione che investa negli studenti e che si proponga come modello per tutto il Paese.

 

Saranno organizzate le seguenti iniziative:

 

Sabato 15 novembre

  • Ancona, Galleria Dorica ore 17:30
    ci ritroveremo nel capoluogo di regione per un dibattito aperto su come gli studenti pensano dovrebbe essere la scuola italiana, su come l’attuazione del Piano Scuola inciderà sull’istruzione e sulla società.

  • Macerata, piazza Cesare Battisti ore 15:30
    Gli studenti maceratesi si ritroveranno in piazza e apriranno un dibattito assieme ad altre associazioni e soggetti del territorio, affrontando le problematiche legate al mondo della scuola e analizzando così “la Buona Scuola”; inoltre è prevista una mostra fotografica e alcuni ragazzi si cimenteranno nella pittura e nelle diverse forme di espressione, che spesso tra i banchi di scuola sono poco valorizzate.

  • Fermo, Officina Trenino di Porto San Giorgio ore 19
    Gli studenti del fermano si riuniranno per discutere del progetto del governo sulla scuola e per aprire un confronto tra il modello di istruzione italiano e quelli europei. Sono previsti anche un aperitivo e una cena tra gli studenti, per favorire l’aggregazione giovanile.

  • Ascoli Piceno, area verde di San Benedetto del Tronto ore 17
    Gli studenti del piceno faranno un’assemblea aperta sui temi del Piano Scuola, delle sue possibili conseguenze e delle rivendicazioni territoriali che l’associazione si propone di portare avanti.

 

Domenica 16 novembre:

  • Ancona, Galleria dorica, ore 16:00 – “Studentati in Mostra”
    Si tratta di una mostra, già esposta all’interno delle facoltà, che ha lo scopo di mostrare alla cittadinanza, al mondo politico e alle istituzioni, le condizioni in cui versano gli studentati dell'ateneo dorico. Da anni ne denunciamo lo stato di fatiscenza ed inadeguatezza, che di fatto rendono queste strutture invivibili. La situazione è inaccettabile, e una seria politica di miglioramento degli studentati è diventata improcrastinabile.

 

ACU Gulliver

Rete degli Studenti Medi Marche