«Davvero non ci siamo. l'informativa del sottosegretario Mantovano sull'aggressione neofascista alla Sapienza, lascia l'amaro in bocca». lo dice Rosy Bindi che aggiunge: «Preoccupa una lettura che tende a minimizzare i fatti e che può suonare come una sorta di giustificazione della violenza: le responsabilità maggiori finiscono per ricadere sui vertici dell'università e sui giovani dei collettivi e si arriva persino a negare la matrice neofascista di Forza nuova e del suo leader». 

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Insomma, continua l'esponente pd, «dal governo ci aspettiamo la tutela dei diritti costituzionali e delle garanzie democratiche, non discutibili analisi sociologiche sul clima dellaSsapienza». e, conclude Bindi, «avremmo voluto sentire una condanna senza appello dei violenti e l'assicurazione che saranno prese tutte le misure necessarie affinchè episodi come questo non si ripetano nè alla Sapienza nè in altri quartieri di Roma e in altre città d'Italia».
Saranno processati a luglio i sei fermati dopo l'aggressione neofascista alla Sapienza di Roma. Tre arresti ai domiciliari confermati, altri tre revocati dopo l'udienza preliminare al tribunale di Roma. L'accusa è di rissa aggravata. Sono quattro giovani appartenenti al movimento neofascista Forza Nuova, Federico Ranalli, Gabriele Acerra, Martin Avaro, Andrea Fiorucci e due giovani dei collettivi universitari, Emiliano Marini e Giuseppe Mercuri.

Non ancora del tutto chiara la dinamica dei fatti. Gli studenti affermano di essere stati aggrediti con bastoni e mazze da una squadraccia di forzanuovisti guidata dal responsabile provinciale del movimento Martin Avaro. Al contrario i fascisti parlano a loro di aggressione. La polizia sembra aver adottato una soluzione salomonica arrestando tutti per rissa. Insomma un modo per rinverdire i mai dimenticati opposti estremismi.

All'udienza i due ragazzi dei collettivi difesi dall'avvocato Tommaso Mancini sostengono la tesi dell'aggressione ai loro danni. I giovani del partito neofascista sono difesi invece, tra gli altri, dall'avvocato Stefano Fiore, fratello del leader di Forza Nuova, Roberto.

Ed è proprio il neodeputato europeo Fiore che fuori dall'aula capovolge la dinamica dei fatti affermando che i quattro ragazzi di destra «sono stati aggrediti da venti persone e non gli si può ascrivere il possesso di mazze e di altri oggetti». Continua Fiore: «I ragazzi erano lì perché Fiorucci aveva appuntamento al rettorato per ricevere informazioni sul perché erano stato annullato il convegno sulle Foibe». Ma il pro rettore Luigi Frati dice che non gli «risulta che ci siano state domande per un appuntamento alla mia segreteria né a quella del rettore con esponenti del movimento di destra Forza Nuova».

Fuori dal tribunale di Roma, oltre 100 studenti in rappresentanza dei collettivi dell'università hanno dato vita ad un presidio in solidarietà con i ragazzi di sinistra. Gli striscioni srotolati recitavano: «Ma quale equidistanza, ma quale rissa, ieri c'è stata un'aggressione fascista. Emiliano e Giuseppe liberi subito». Un altro riferito direttamente alla destra: «Omofobia, fascismo, sessismo… è questa la vostra sicurezza»

 

Sempre i collettivi universitari mercoledì hanno contestato il preside della Facoltà di Lettere della Sapienza Guido Pescosolido per aver concesso l'autorizzazione all'iniziativa sulle foibe di Forza Nuova e per non aver preso una posizione chiara sui fatti. «Abbiamo contestato il preside Pescosolido che ci ritiene colpevoli dei fatti di ieri», ha spiegato Francesco Raparelli, appartenente alla "Rete per l'autoformazione". «Eravamo 150 sotto la scalinata della Facoltà di Lettere.Ora aspettiamo gli esiti dell'udienza e poi faremo una grande assemblea di Ateneo per capire come proseguire la giornata». Pescosolido a «Il Messaggero» afferma: «Ho condiviso la scelta del pro rettore di annullare l'iniziativa di Forza Nuova. Il clima non era dei migliori, potevano esserci problemi di ordine pubblico. E anche perché stava affiorando ormai la componente strumentale e politica. Stavano emergendo finalità nascoste di tipo ideologico. Lo abbiamo fatto insomma per evitare quello che poi purtroppo è successo».