SENZA PUBBLICO, NESSUN FUTURO!

 8 ottobre manifestazione nazionale

 

Fin dal suo insediamento, il Governo Berlusconi ha portando avanti una subdola campagna contro il pubblico che ancora oggi ci troviamo a contrastare duramente. Da un lato assistiamo allo smantellamento, pezzo dopo pezzo, del sistema pubblico in Italia, partendo dai pesanti tagli al mondo dell'istruzione, della ricerca e del diritto allo studio, mentre dall'altro assistiamo ad un continuo tentativo di delegittimazione dell’intero sistema, dagli impiegati pubblici ai docenti, volendo far passare il concetto che i fannulloni sono gli attori principali di un sistema basato sullo spreco e lo sperpero delle tasse degli italiani.

Parallelamente, la scuola, l'università e il mondo della formazione in generale sono ormai destinati ad un’elite facendo passare l'investimento nel mondo della formazione viene fatto passare come un’ulteriore spreco. Di fronte ad una crisi di sistema, che richiede ancora più un ruolo centrale della formazione e della conoscenza come cardini di un nuovo modello sociale, culturale ed economico, l’immagine che viene data delle scuole e dell’università assomiglia ad un apparato che si mantiene con risorse pubbliche a discapito degli onesti cittadini che pagano le tasse.

La stessa operazione di attacco e di screditamento agli occhi dell'opinione pubblica viene portata avanti da questo governo per il diritto allo studio. All’attacco diretto nei confronti degli atenei si è infatti aggiunto parallelamente il drammatico taglio del 95%, voluto da questo Governo, del fondo nazionale per le borse di studio. Già nel 2009, con un fondo di 246 milioni, quasi 30.000 studenti che avevano diritto alla borsa di studio non l’hanno ricevuta per mancanza di finanziamenti. Nei prossimi mesi altre migliaia di studenti saranno costretti ad abbandonare gli studi universitari per l’assenza di qualunque tipo di sostegno da parte dello Stato. Ma l’assenza di un sistema di diritto allo studio rivolto anche alla generalità degli studenti sta portando un numero sempre maggiore di studenti a rinunciare agli studi o ad iscriversi nella facoltà più vicina, non valorizzando spesso le proprie competenze, in pieno contrasto con ogni principio di mobilità studentesca.

In una situazione drammatica come quella attuale il Ministro Gelmini sta spingendo all’indebitamento le famiglie e gli studenti per poter frequentare l’università, favorendo strumenti come il prestito d’onore. La formazione viene vista quindi come un debito che il singolo contrae con la società, mentre viene completamente ignorata la dimensione di crescita sociale, culturale ed economica che la formazione e la ricerca portano all’intero Paese.

Guardando alla realtà europea emerge tutta la gravità della situazione in cui ci troviamo. Solo per citare alcuni esempi, Francia e Germania hanno rispettivamente 160.000 e 180.000 posti letto per studenti universitari, il nostro Paese ha appena poco più di 40 mila posti letto. L’investimento pubblico per le borse di studio in Spagna è di quasi 800 milioni, in Francia 1,6 miliardi e in Germania quasi 2 miliardi di euro.

Una situazione analoga si vive nelle scuole superiori nelle quali il taglio di 8 miliardi di euro ha creato una scuola per pochi, che ha perso la sua funzione sociale e le sue basi costituzionali. Una scuola in cui studenti e famiglie devono sborsare sempre più soldi per supplire alle mancanze dello Stato. Ogni anno il così detto “caro-tutto” (libri di testo, ripetizioni private, cancelleria e materiale didattico, contributo “volontario”) blocca l’accesso alla scuola a un numero sempre più elevato di studenti. In un contesto di crisi economica che ha impoverito le nostre famiglie, tolto il lavoro ai nostri genitori, ridimensionato le basi sulle quali costruire i nostri sogni, l’aumento dei costi e la drastica diminuzione dell’offerta (basti pensare all’eliminazione per mancanza di fondi dei corsi di recupero, del comodato d’uso dei libri di testo o alle attività extracurriculari) stanno plasmando ogni anno con più concretezza l’idea di scuola di questo governo: elitaria e accessibile soltanto a chi se la può permettere.  

In questa situazione disastrosa, aggravata dalle condizioni fatiscenti delle nostre scuole che mettono a rischio la nostra salute e la nostra vita ogni giorno, il ministro Gelmini preferisce da un lato continuare a tagliare fondi e insegnanti, dall’altro  portare avanti una campagna populista sulla “scuola del rigore e del merito”, che nella pratica si traduce in una serie di ostacoli che molto spesso ci convincono ad abbandonare gli studi. Il voto di condotta, il limite di assenze,le rimandature, la sufficienza in tutte le materie per accedere alla maturità, sono provvedimenti inutili e dannosi, che altro non fanno che convincere sempre più studenti ad uscire dai percorsi formativi, spesso per non rientrarci più. Questo ci riempie di rabbia se pensiamo a come si fa carriera in questo Paese, con raccomandazioni e favoritismi, e di contro a quanto aumenti di anno in anno il tasso di dispersione scolastica e di disoccupazione giovanile. 

Un Paese che investe sui giovani è un Paese che guarda al proprio futuro e che dà un reale valore alle capacità e all’impegno delle nuove generazioni. Oggi più che mai è quindi necessario ripartire da un reale investimento che metta al centro lo studente e rimuova ogni ostacolo nel percorso verso la formazione.

E’ necessario un nuovo e straordinario piano di investimento in residenze, mense, trasporti e accesso alla cultura, garantendo inoltre i diritti di tutti gli studenti in egual modo su tutto il territorio nazionale, partendo dal diritto alla salute.

La scuola e l’università che vogliamo non hanno niente a che fare con lo smantellamento che questo governo sta attuando. Vogliamo un mondo della formazione che riparta prima di tutto dal suo carattere pubblico, dalle parole degli articoli 3 – 33 – 34 della nostra Costituzione.

Sappiamo che senza pubblico non c’è futuro, lo abbiamo gridato nelle nostre piazze, lo abbiamo detto nelle nostre assemblee e l’abbiamo ribadito nei referendum della scorsa primavera. Vogliamo vivere in un Paese in cui pubblico non sia sinonimo di “spreco”, ma di “garanzia per tutti”, in cui un governo non sia a servizio degli interessi di pochi intenti soltanto ad arricchirsi e speculare, ma sia a servizio della cosa pubblica proprio per garantire il benessere di tutti, in primis i più deboli.

Per questo come studenti medi e universitari continuiamo la nostra battaglia per la scuola e l’università pubblica e perché sia garantito un reale diritto allo studio e saremo in piazza l’8 ottobre, a fianco dei lavoratori e dei cittadini che vogliono gridare con forza che pubblico è sinonimo di futuro.

 

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